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POLITICA

Il ministro: "Le riforme restano la priorità"

Boschi: "Sull'Italicum non si torna indietro". In Parlamento riprende il cammino delle riforme

Domani a Montecitorio torna la discussione sulla riforma costituzionale dopo la pausa per l'elezione del Presidente della Repubblica. La Boschi blinda l'Italicum e dice: "A chi parla di forzatura antidemocratica ricordo che lavorare tutti i giorni non è più di quello che fanno gli italiani"

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Maria Elena Boschi
Legge elettorale e riforma costituzionale. Dopo la pausa nei lavori del Parlamento per l'elezione del Capo dello Stato, Montecitorio torna al lavoro sul capitolo riforme con il ministro Maria Elena Boschi, titolare delle Riforme e dei Rapporti col Parlamento, che avverte: "Non si torna indietro". E mentre Silvio Berlusconi annuncia il ritorno suo e di Forza Italia all'opposizione, il governo si mostra tranquillo (anche in considerazione del fatto che alla Camera non ci sono problemi di numeri per la maggioranza): "La maggioranza è autosufficiente come ha dimostrato su tante altre leggi che Fi non ha votato".

Boschi: "Abbiamo i numeri e andiamo avanti"
In un'intervista a La Stampa la Boschi spiega la posizione dell'esecutivo sulle riforme. Posizione che si può sintetizzare nella formula "abbiamo i numeri ed andiamo avanti". Ma il ministro non chiude la porta a Fi e a chiunque voglia sposare la causa delle riforme: "Abbiamo sempre cercato il dialogo con tutti perché crediamo che le regole vadano scritte insieme". "Rompere perché abbiamo eletto una persona per bene come Sergio Mattarella mi dispiacerebbe per Forza Italia - aggiunge la Boschi -, mi auguro tornino sui loro passi". Ed entrando nel merito delle singole questioni, sull'Italicum il ministro dice: "Speriamo di chiudere entro l'estate, ma dipende dalle opposizioni, se faranno ostruzionismo o meno, ma comunque non si cambia, è una buona legge". Infine, parlando del calendario stabilito e che ha susciato polemiche, commenta: "Lavorare tutti i giorni non è nulla più di quello che fanno gli italiani".

Il punto sulle riforme
Da domani, martedì 10 febbraio, torna in discussione a Montecitorio la riforma costituzionale che prevede il superamento del bicameralismo perfetto. La riforma prevede che il Senato sia composto da 100 senatori e non più 315: 95 ripartiti tra le regioni sulla base del loro peso demografico e scelti dai Consigli Regionali, invece che eletti dai cittadini (74 saranno consiglieri regionali e 21 saranno sindaci), cinque nominati dal presidente della Repubblica (che sostituiranno i senatori a vita). Oltre a non essere eletti, i senatori non saranno pagati (la durata del mandato coinciderà con quella delle istituzioni territoriali di cui saranno espressione) e non voteranno la fiducia al governo. La riforma è stata approvata dal Senato in prima lettura lo scorso agosto e lo scorso 13 dicembre è stata approvata anche in commissione alla Camera ed è passata ora all’esame dell’Aula, che ne ha già approvato l’articolo 1. La riforma dovrebbe essere approvata in prima lettura anche alla Camera entro febbraio. La legge a quel punto dovrà tornare al Senato, visto che si tratta di una legge costituzionale, che per entrare in vigore deve essere approvata due volte nella stessa forma da entrambe le camere. Nel caso in cui poi non otterrà i due terzi dei voti, dovrà essere confermata da un referendum.

Dopo molte discussioni e passaggi, lo scorso 27 gennaio il Senato ha approvato la proposta di riforma della legge elettorale – il cosiddetto Italicum – apportando delle modifiche rispetto a un testo già votato alla Camera. I cambiamenti principali hanno accolto molte delle richieste presentate dalla minoranza del Partito Democratico, dalla soglia per accedere al premio di maggioranza alla destinazione del premio stesso alla lista e non alla coalizione più votata, fino a una parziale introduzione delle preferenze. La riforma torna quindi ora alla Camera per l’approvazione definitiva. Alla Camera il PD ha una maggioranza larga e quindi può decidere cosa fare con una certa autonomia: qualora decidesse di modificare di nuovo la legge, dovrebbe tornare al Senato; questo scenario è comunque considerato improbabile se non impossibile stando anche alle parole della Boschi. Al di là della data di approvazione, la nuova legge elettorale non dovrebbe comunque entrare in vigore prima della metà del 2016, come stabilisce un comma approvato da palazzo Madama.