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MONDO

Il Vertice

Cop 21. Catena umana per il Clima a Parigi

Il treno che portava il ministro dell'Ambiente tedesco Barbara Hendricks e la delegazione di Berlino fermo per ore. Domani via al vertice. I paese del Commonwealth: "Serve risultato ambizioso e vincolante"

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Prende il via domani a Parigi il vertice Cop21, da molti definito l'ultima occasione per affrontare per tempo i cambiamenti climatici. Nella capitale francese migliaia di persone hanno preso parte, nonostante il divieto per minaccia terroristica, alla catena umana in occasione della conferenza. La catena umana ha iniziato a formarsi poco dopo le 12 e si è estesa per diverse strade e viali nell'est della città, da Place de la République a Place de la Nation, su un percorso di circa tre chilometri. Molti dei partecipanti portavano cartelli con cui rivendicavano una azione più decisa da parte di politici per contenere l'aumento delle temperature e per agire in solidarietà con i Paesi più poveri che devono far fronte al cambiamento climatico. 

Decine di agenti in tenuta antisommossa si erano preparati in uno dei viali che danno accesso a Place de la République, nel caso si verificassero incidenti. Intanto, la stessa piazza è stata cosparsa stamane da migliaia di paia di scarpe, simbolo di tutti quelli che a causa dei divieti non hanno potuto manifestare. La conferenza sul clima si apre oggi con discussioni tecniche, domani prosegue con l'arrivo dei leader mondiali, e continuerò sino all'11 dicembre.

E alla vigilia dell'apertura dei lavori, a Francoforte, militanti ecologisti hanno bloccato e ritardato il treno che portava il ministro dell'Ambiente tedesco Barbara Hendricks e la sua delegazione di circa 300 persone a Parigi per la conferenza. Il treno ha fatto sosta a Francoforte - come era previsto - e in quell'occasione alcuni attivisti sono saliti sul tetto del convoglio, altri si sono incatenati ai binari. Agli agenti sono servite più di due ore per trascinare via i cinque militanti.

La conferenza riunirà a Parigi dal 30 novembre all'11 dicembre 196 paesi.

La mongolfiera di Greenpeace
Una mongolfiera di Greenpeace è stata alzata accanto alla Torre Eiffel portando sul cielo di Parigi il messaggio: "Rinnoviamo l'energia". "La COP21 - ricorda Greenpeace - sarà un'occasione per tutte le nazioni di negoziare un accordo globale e vincolante sul clima. Potrebbe essere il più importante summit sui cambiamenti climatici da quello che nel 1997 portò al protocollo di Kyoto. La conferenza di Parigi è un'opportunità per rendere il mondo un posto più sicuro", ha detto Kumi Naidoo, direttore esecutivo di Greenpeace International, parlando ai piedi della Torre Eiffel. "Qualsiasi decisione prenderanno i leader riuniti a Parigi - ha aggiunto -, le rinnovabili hanno già cominciato a scalzare i combustibili sporchi e pericolosi del passato. Sarà una gara fra l'aumento delle temperature e l'affermarsi delle tecnologie pulite, e i negoziati di Parigi potrebbero accelerare la transizione verso le rinnovabili. Ma le persone chiedono di agire. Per questo la nostra mongolfiera porta il messaggio "Rinnoviamo l'energia". Naidoo, di origini sudafricane e veterano del movimento anti-apartheid, ha aggiunto: "Le radici del terrorismo sono molte e complesse, ma indubitabilmente i cambiamenti climatici aumentano l'instabilità e l'insicurezza delle regioni più esposte ai conflitti. Per decenni la nostra dipendenza dal petrolio è stata causa di guerre, e ogni azione concreta contro i cambiamenti climatici non potrà che trasformare il Pianeta in un luogo più sicuro".

India proporrà 'alleanza solare', ma si oppone a un impegno globale sulle riduzioni delle emissioni di gas serra
Il primo ministro indiano Narendra Modi parte oggi per il summit sul clima di Parigi dove ribadirà l'approccio "attivo e bilanciato" di New Delhi e lancerà la proposta di un 'alleanza solare' tra 100 Paesi situati nella fascia tropicale. Nonostante le pressioni degli Usa e dell'Europa, il governo indiano si oppone a un impegno globale sulle riduzioni delle emissioni di gas serra per non pregiudicare il suo diritto allo sviluppo e a sradicare la povertà che ancora affligge 360 milioni di abitanti. In un intervista, il ministro dell'Ambiente Prakash Javadekar, ha detto che l'India "non può essere ricattata dai Paesi industrializzati" e che quest'ultimi "devono garantire spazi per la crescita con il carbone ai Paesi in via di sviluppo". In base al suo piano di intenti (Intended Nationally Determined Contributions o Indc), l'India propone una riduzione dell'intensità carbonica del 33-35% entro il 2030 (il rapporto tra emissioni e Pil dovrà essere del 33-35% inferiore rispetto ai livelli del 2005). Si impegna poi perché sempre nel 2030 il 40% dell'energia elettrica prodotta non deriverà da fonti fossili. New Delhi non accetterà per ora alcuna restrizione allo sviluppo delle centrali a carbone necessarie per portare la luce ai 200 milioni di indiani che oggi non sono connessi alla rete elettrica nazionale. Come ha ribadito lo stesso Modi alcuni giorni fa in un discorso pubblico a Singapore, l'India "ha bisogno di molta energia per il suo sviluppo", ma non vuole "creare problemi a Parigi". In questo senso giunge la proposta di una 'solar alliance' che sarà lanciata domani dal premier indiano insieme insieme al presidente Francois Hollande e al segretario generale dell'Onu Ban-ki Moon. Si tratta di un patto tra 100 Paesi situati fra il Tropico del Cancro e quello del Capricorno per lo sviluppo dell'energia solare. L'India è il terzo inquinatore al mondo, ma è agli ultimi posti in termini di emissioni procapite di gas serra.

Commonwealth: serve risultato ambizioso e vincolante
Il Commonwealth si è impegnato oggi per un risultato "ambizioso" e legalmente vincolante alla conferenza sul clima di Parigi. Nella dichiarazione diffusa a Malta, i leader dei 53 Paesi, che rappresentano circa un terzo della popolazione mondiale, si sono "impegnati ad adoperarsi per un risultato alla COP21 ambizioso, equo, inclusivo, equilibrato e duraturo, che includa un accordo legalmente vincolante". Tra i membri del Commonwealth figurano Paesi del G7, quali Regno Unito e Canada, potenze emergenti come l'India e piccoli Stati come le Maldive. Tra le poche cose concluse al fallimentare vertice sul clima di Copenhagen del 2009 figuravano proprio quelle concordate in precedenza dal Commonwealth.