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POLITICA

Approvato ordine del giorno. Nessuna adesione a comitati

Referendum: assemblea Cgil invita a votare no

Nota della Cgil sul referendum costituzionale. Nell'ordine del giorno approvato dal sindacato si invita a votare no

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"L'assemblea generale della Cgil invita a votare no in occasione del prossimo referendum costituzionale". Così l'ordine del giorno approvato dal sindacato, dopo "mesi di discussione sul merito della riforma". Ciò, si legge nel documento, "ferma restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti, trattandosi di questioni costituzionali". Inoltre si specifica che "la Cgil e tutte le sue strutture, nel preservare la propria autonomia, non aderiscono ad alcun comitato".

Per il maggiore sindacato italiano sono numerosi i difetti del progetto di riforma. "Il nuovo Senato, per composizione e funzioni, avrà difficoltà a svolgere l'auspicato e necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato, essenziale a conciliare le esigenze di decentramento con quelle unitarie. Al Senato, infatti, non è attribuita congrua facoltà legislativa in tutte le materie che hanno ricadute sulle istituzioni territoriali e la sua stessa composizione non garantisce l'adeguata rappresentanza e rappresentatività di Regioni e autonomie".

Per quanto riguarda la modifica del titolo V della costituzione, "si passa da un eccesso di materie concorrenti ad una riduzione drastica della facoltà legislativa autonoma delle Regioni".

"La previsione, inoltre, che sia lo Stato a dettare le disposizioni generali e comuni su molte materie cruciali, potrebbe tradursi in una omologazione normativa, non necessariamente in positivo, che non lascia spazio a processi di innovazione e sperimentazione che possono scaturire da un sistema plurale e che meglio possono rispondere alle esigenze del singolo territorio", sottolinea la nota.

"La possibilità per il Governo di attivare una corsia preferenziale, per i provvedimenti ritenuti essenziali per l'attuazione del programma, in assenza di limiti quantitativi e qualitativi (salvo l'esclusione di alcune materie), attribuisce al Governo un eccesso di potere in materia legislativa compensato solo parzialmente dall'introduzione di limitazioni alla decretazione d'urgenza e dalla previsione della determinazione di diritti per le minoranze e di uno statuto delle opposizioni, la cui definizione, però, viene rinviata, senza alcuna certezza, al Regolamento della Camera stessa", sottolinea la nota evidenziando la non compensazione di tale eccesso di potere. 

"La semplificazione del procedimento legislativo che si voleva ottenere, con il superamento del bicameralismo perfetto, è vanificata dalla moltiplicazione dei procedimenti previsti a seconda della natura del provvedimento in esame. Una moltiplicazione che richiederà il consolidamento di una prassi e rischia di rendere lo stesso iter delle leggi oggetto di contenzioso davanti la Corte costituzionale", osserva la Cgil.

Altro punto dolente "I nuovi criteri, infine, per l'elezione degli organi di garanzia - Presidente della Repubblica, Giudici della Corte costituzionale di nomina parlamentare, componenti laici del Csm - rischiano di essere subordinati alla legge elettorale, facendo così venir meno la certezza del bilanciamento dei poteri di cui la Costituzione deve essere garante, con la possibilità di determinare un restringimento del pluralismo e della rappresentanza delle minoranze".

La Cgil "valuta la modifica costituzionale da una parte un'occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare, rafforzandole, le istituzioni. E, dall'altra, giudica negativamente quanto disposto da tale modifica perché introduce, senza migliorare la governabilità nè il processo democratico, un rischio evidente di concentrazione dei poteri e delle decisioni: dal Parlamento al Governo, dalle Regioni allo Stato centrale".